© Ginevra Moretti
Muovermi nel pensiero complesso è sempre stata la mia zona di comfort.
Ai tempi dell'università, senza sapere che mi stavo addentrando nella cornice del pensiero “queer”, ho studiato Michel Foucault, Jacques Derrida e Julia Kristeva, pionieri della messa in discussione della dominante e trasversale tendenza di dividere in compartimenti separati la descrizione di una persona perché "entri" in una o più particolari categorie definite, fra cui anche quelle dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale. Oggi, a distanza di anni e di tante sovrastutture incontrate ed intracciate lungo la strada, grazie anche al corso di specializzazione “Ascoltare le differenzǝ” sul counseling LGBTQIA+, ho visto come passaggio di senso il collegamento fra il pensiero sistemico ed il pensiero non binario: fuori dalle cornici lineari e dicotomiche di giusto/sbagliato, male/bene, maschio/femmina, naturale/non naturale, normato/deviato, c'è il mondo della complessità che promuove inclusione e riflessione.
Per mettere a terra gli studi ed il mio “pensiero queer”, sono entrata a far parte del gruppo AssoLGBTQIA+